Oggi voglio raccontarvi di un pranzo a Londra, città dai mille volti, in cui tutti trovano un posto anche quando sembrano fluttuare nel buio.
Capita in questa città che ci si possa sentire ovunque, in posti anche lontanissimi. Perché se è vero che la cucina tradizionale inglese ha poco di suo, è altrettanto vero che ha saputo prendere il buono del mondo, anche in termini gastronomici. Potrei allora raccontarvi di un meraviglioso ristorante libanese, di uno dei migliori giapponesi o di un superbo ”fish and chips”. Ma oggi vi racconterò di percorso sensoriale intenso. Intenso e privo di luce. Succede al Dans le noir?, un ristorante in cui si cena o, come nel nostro caso, si pranza immersi nel buio più nero. Non posso negare una certa ansia iniziale, ma mista ad una curiosità che mi ha fatto decidere di affrontare questo momento che definirei eccitante. Arrivo al Dans le noir con i miei due accompagnatori, Giuseppe e Fabio. Il primo è il mio compagno, l’altro è il nostro cicerone inglese.
Un siciliano dall’accento londinese
Fabio Sutera é un italiano trapiantato a Londra da un ventennio, al Dans le noir? lavora dal 2016 come guida e wine specialist. Prima di allora, si é sempre occupato di comunicazione e marketing per aziende di settori diversi dalla ristorazione. Ci racconta di questo ristorante, nato a Parigi dal francese Edouard de Broglie, nel 2004 e dell’apertura a Londra nel 2006. Ci descrive la sua esperienza lavorativa in questo luogo, come un divertentissimo gioco delle parti in cui persone normalmente vedenti vengono accompagnate all’interno e poi servite da ”non vedenti”. Un capovolgimento di ruoli, riflettendoci. Molto interessante. Siamo curiosi di entrare in questo buio e di sentire ogni emozione profondamente. Fabio oggi pranzerà con noi. Quando entriamo nel ristorante siamo accolti da un suo collega portoghese, Daniel, che ci fa accomodare su un divano parlandoci cordialmente e chiedendoci che cosa desideriamo mangiare.
La scelta del menu
Non che possiamo scegliere da un vero e proprio menu. Tutt’altro. La scelta che possiamo fare è tra quattro diversi ”orientamenti” di menu a base di carne o pesce, vegetariano o misto. In realtà, anche le portate saranno un salto nel buio. Io scelgo il menu di pesce. Scegliamo da bere e per questo ci aiuta Fabio. Un cocktail a sorpresa per accompagnare l’antipasto, un Riesling biodinamico di una piccola azienda croata per il piatto principale ed un Moscato d’Asti da sorseggiare col dessert. Ci siamo. Ci alziamo in piedi e andiamo verso l’ingresso, dopo aver lasciato ogni cosa in appositi armadietti nella sala in cui siamo stati accolti. Ogni cosa, persino orologi eventualmente fluorescenti, devono essere riposti. Naturalmente non è possibile portare con noi alcun dispositivo elettronico, telefono cellulare incluso.
Al di là di due spesse tende ci aspetta un’avventura
Fabio si lascia accompagnare, come noi, dal collega Roberto che è stato suo trainer quando è arrivato. Ci chiede di appoggiare la mano destra sulla sua spalla destra e di creare una catena che lui guida con grande sicurezza. Oltrepassiamo una prima tenda spessa che comincia a creare una condizione di penombra e dopo questa, una seconda tenda, superata la quale ci ritroviamo totalmente avvolti dal buio ad occhi aperti. La sensazione è molto intensa ed ognuno la vive a modo proprio. Io posso dirvi che ho avuto il classico nodo in gola e un tuffo al cuore che dopo pochi secondi ha lasciato spazio ad una sorta di esaltazione.
L’udito, poi il tatto
Si tratta di un’esaltazione fisica legata all’apertura degli altri canali sensoriali. In primo luogo l’udito: le voci, la percezione dei rumori anche lievi e dei brusii, quando si è al buio, hanno immediatamente un volume più alto. Ci accomodiamo e Roberto ci coccola come se fossimo dei bambini alla loro prima volta al ristorante. Ha bisogno di toccarci per indicarci dove mette i bicchieri, il tovagliolo e le posate per noi. Noi abbiamo bisogno che ci tocchi per sentirci rassicurati. Fabio é seduto alla mia sinistra, Giuseppe di fronte a me, divertito e curiosissimo. Arriva il nostro cocktail e subito dopo l’antipasto. Siamo autorizzati a toccare il cibo e se preferiamo farlo, possiamo mangiare con le mani.
E infine il gusto
Il primo boccone è un trionfo di sapore, un’esplosione che è davvero difficile raccontare ma voglio provarci. Sto mangiando del pesce, questo è certo, ma faccio fatica a riconoscere che tipo di pesce sia. Lo stesso avviene per la portata principale che è ancora più difficile da decifrare: sono tre tipi diversi di pesce cotti in tre modi differenti. Apprezzo quello che sto mangiando mentre qualche boccone mi trova più diffidente, a causa della consistenza. Fabio mi raccomanda di mangiare solo quello che mi piace. Finiamo con un dessert davvero particolare, fatto di tre o quattro strati, con mille consistenze e un miscuglio di sapori piacevoli e totalmente inediti.
Un buio che avvolge
Chiacchieriamo molto e io mi rendo conto che istintivamente tengo gli occhi spalancati. Ma non sto cercando la luce, assolutamente no. Sto prendendomi un pieno di buio. Un buio vero, totale e avvolgente che spalanca una finestra sull’anima che si accende e si sveglia. Si nutre! Mi sento felice. Sento che potrei essere amica di tutto l’universo in questa dimensione. Non sono stanca e quando Fabio ci chiede se sia abbastanza, non rispondo. Aspetto che siano loro a decidere. Torniamo nella reception accompagnati da Roberto che ci saluta affettuosamente. Nel nostro divano ci portano un caffè e ci raccontano, corredando il racconto di foto, le pietanze che abbiamo mangiato. Io ho pranzato con sgombro, polpo, pesce bianco cotto ‘alla francese’, condito con classiche salse delicate ma pregnanti. Giuseppe e Fabio nel loro menù di carne avevano degli ”stracotti” di faraona e lingua di bue.
Abbandonare le forme per catturare la sostanza
Adesso potrei soffermarmi sul menu ed essere infinitamente più precisa, ma toglierei spazio all’aspetto più importante di un pranzo al Dans le noir?: l’emozione. Abbiamo parlato a lungo con Fabio, prima di entrare e dopo il nostro pranzo. Abbiamo cercato di capire dove potesse affiorare la parola ”benessere” legata a questa esperienza. La risposta non è arrivata subito. Oggi penso che se il benessere è la connessione tra corpo e anima, tra i sensi in contatto tra loro, se è la comprensione piena delle dimensioni altrui, la connessione con queste dimensioni, al di là dei contorni, delle circostanze, dell’aspetto, della forma. Ecco, se per benessere intendiamo anche il nostro essere noi al di là del ”come sembriamo”, della forma che abbiamo e della forma che gli altri hanno quando li guardiamo, se siamo interessati a cosa veramente siamo e a cosa gli altri siano, nella loro sostanza, questo tuffo nel buio è un’esperienza di benessere che auguro a tutti di poter fare.
Il pranzo al Dans le noir ? è stato come una passeggiata in un posto nuovo che all’inizio può risultare ostile, ma che passo dopo passo appare sempre più familiare e intimo. Infinitamente familiare per me dal momento che Fabio é mio fratello.
Sono grata per questa luminosa passeggiata nel buio, insieme a lui.
Sono una dietista e lavoro a Palermo.
La mia professione abbraccia molti campi: prescrivo dietoterapie personalizzate per soggetti adulti o in età pediatrica, in sovrappeso o obesi e per pazienti con patologie come il diabete mellito 2, l'ipertensione arteriosa, le dislipidemie e disturbi del tratto digerente (gastrite, sindrome del colon irritabile).
Mi occupo inoltre di DCA, disturbi del comportamento alimentare dove la dietoterapia diventa un alleato necessario della psicoterapia e a di 'educazione alimentare' per i bambini e per gli adolescenti, singolarmente o in gruppo.
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