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Vi presentiamo la nostra nuova rubrica di interviste del benessere. Un bel viaggio che inizia da Terrasini per incontrare lo chef Giuseppe Costa.
Arrivo a Terrasini, località balneare in provincia di Palermo, in una giornata piovosa. Entro all’interno del ristorante “Il Bavaglino” dello chef Giuseppe Costa ed é subito contrasto: il ‘total white’ interrotto da un romantico pavimento di maioliche antiche, salvaguardate nella ristrutturazione e la cordialità con la quale vengo accolta, spazzano via il sapore nostalgico di una grigia giornata di fine inverno.
Il padrone di casa é un giovane chef con una bella storia alle spalle e un sentiero luminoso davanti a sé. Ci sediamo e incominciamo a parlare. Faccio solo tre o quattro domande alle quali seguono risposte schiette ed ariose. Il racconto semplice di una vita fatta di impegno, passione per il proprio lavoro, curiosità verso mondi lontani e attaccamento alle origini.
La mia prima domanda é nell’aria: “Che cosa vuol dire, per Giuseppe, aver ricevuto la stella Michelin?”
Sì, perchè lo chef Costa, nel 2014, ha ricevuto il riconoscimento più ambìto nel mondo dell’alta ristorazione.
Mi risponde, con grande emozione, che è un riconoscimento dei suoi sforzi, del suo impegno e della passione che ogni giorno mette nel suo lavoro. Ma soprattutto un riconoscimento vissuto in modo molto intimo, personale. Più che come un riflettore che si accende su di lui, Giuseppe Costa sembra che grazie alla sua stella renda più luminoso il suo lavoro e quello dei ragazzi che lavorano con lui.
La sua cucina é un luogo vissuto come una famiglia. Ci racconta di questo aspetto come del primo motivo che lo spinse, ancora studente dell’istituto alberghiero di Trapani, ad intraprendere la professione. La convivialità, il rapporto familiare che si instaura dentro una cucina, la crescita del gruppo e il sostegno che a volte ti viene richiesto e che altre richiedi tu stesso, ricordano le dinamiche tipiche della famiglia.
I suoi collaboratori, giovani e talentuosi, affiancano spesso ragazzi alla loro prima esperienza che con la super visione dello chef, svolgono veri e propri stage. Così questi futuri chef si preparano ad affrontare il mondo del lavoro vero e proprio, dopo aver acquisito competenze importanti sul piano teorico, ma soprattutto, sul piano pratico.
Giuseppe Costa pensa che i giovani debbano lavorare ogni istante per costruire il loro futuro e che “perdere tempo” per un giovane non sia una buona cosa. “Il tempo si può perdere una volta raggiunto l’obbiettivo” – dice – “mai prima”.
Come inizia il suo percorso?
Naturalmente racconta anche della fatica di questo lavoro e delle difficoltà iniziali. Della sua scelta di partire per vedere che cosa ci fosse altrove. Così, con la catena alberghiera Jolly Hotels, intraprende, dopo il diploma, il suo viaggio professionale a partire da Milano. Segue Bruxelles, sempre per la stessa catena, dove conoscerà l’importanza della qualità della materia prima e la ristorazione di alto livello, carente solo di quella creatività che Giuseppe Costa sente di avere, ma che fino a quel momento non si è ancora espressa. Succede proprio a Bruxelles, nelle settimane eno-gastonomiche organizzate presso l’Hotel Jolly che incontra i più grandi chef del panorama italiano che si esprimono nella cucina regionale con declinazione gourmet.
C’è uno chef in particolare che considera suo maestro?
Quando torna in Italia, nel 2001 incontra Pino Navarra in costiera amalfitana. Comincia a lavorare al suo fianco al “Rossellinis” di Palazzo Sasso, a Ravello. Segue un triennio nella cucina di Carlo Cracco. Dal primo ha assorbito l’umiltà, la competenza e la semplicità. Dal secondo la disciplina e la precisione.
Ma Giuseppe Costa é partito con l’idea chiara di ritornare nella sua terra. E’ nato ad Alcamo e torna proprio nella sua zona, nella vicinissima Terrasini dove nel 2008 nasce “Il Bavaglino” che quest’anno compie il suo decimo anno.
Perché secondo chef Costa, é in Sicilia che un siciliano si esprime al massimo delle sue potenzialità.
Parlare con Giuseppe Costa lascia dentro l’idea che realizzare i propri sogni non sia una delle possibilità, ma l’unica possibilità per realizzare pienamente se stessi.
Il menu de ”Il Bavaglino” ve lo voglio raccontare così, come lui stesso si racconta:
“Vi proponiamo dei menu che raccontano noi e la nostra storia, l’amore per la nostra terra e i suoi frutti, non tralasciando le esperienze che ci hanno fatto crescere nella passione e nella tecnica. In Sicilia. L’influenza della cultura spagnola è l’ultima della serie. La prima é quella greca. La seconda e la terza, saracena e normanna. Il Rinascimento l’ha sfiorata soltanto e adesso, annaffiando queste diverse componenti culturali, con il sole abbagliante, con la terra africana, con un mucchio di polvere e vegetazione bellissima, avrete la Sicilia”
Maria Sutera
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