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E’ estate e tra le cure primarie di bellezza, la pelle ha il posto privilegiato. Eppure, la pelle ha un grande significato da un punto di vista psicologico.
Nell’entrare in contatto con qualcuno, infatti, la prima struttura che conosciamo è la pelle che, delimitandoci come un involucro del proprio Sé dall’ambiente esterno, ci avvolge e ci difende da tutto ciò che è esteriore. La pelle diventa linea di confine tra noi e il mondo, e spazio entro cui agiscono le forze del disagio psicologico. Carezze e abbracci, aiutano fin dalla nascita lo svilupparsi di attività quali la respirazione, la vicinanza, le difese immunitarie, la socievolezza, il senso di sicurezza. Il tatto è ontogeneticamente e filogeneticamente il primo dei sensi che si va a sviluppare durante la gestazione, è il primo arcaico passo della differenziazione del feto rispetto alla madre, che si distingue da essa come altro da Sé. Attraverso la pelle, il bambino comunica con la madre sia durante la gestazione sia durante l’esperienza del parto.
Il Sé in gravidanza e dopo la nascita
Questo stesso tatto aiuta il bambino a venire al mondo attraverso le naturali stimolazioni materne del contenimento, dell’abbraccio, dell’allattamento attraverso cui il corpo comincia a entrare in funzione e ad autoregolarsi.Il contatto corporeo è infatti un’importante necessità affinché si consolidi il rapporto madre – bambino, e va a determinare quello che Winnicott chiama “sviluppo emotivo primario” e che definirà lo sviluppo normale o patologico del bambino. Alla nascita, il bambino è un essere immaturo, frustrato e in costante senso di impensabile angoscia, presente ma ancora non in grado di essere elaborata, elicitata dall’ambiente che non gratifica i bisogni del bambino e che, almeno per i primi tempi, viene gestita attraverso e funzioni materne. In questa condizione di non integrazione la madre provvede completamente a lui, identificandovisi al punto da soddisfare ogni sua richiesta di bisogno: una madre sufficientemente buona che dona al figlio, in misura adeguata, la gratificazione e la frustrazione necessarie. Lo stato primario di integrazione, quale aspetto fondamentale dello sviluppo emotivo primario, si costruisce dai primi mesi di vita, a partire principalmente dalle cure materne e in particolare dall’holding (dall’inglese, abbracciare, contenere), dal tenere in braccio e dunque dalla funzione ambientale del sostegno. Attraverso l’holding si innesterebbe, in seguito, la tendenza verso l’acquisizione del senso di esistere, del sé unitario che solo le cure materne potranno attuare. Tutti gli insuccessi che si verificano nelle primissime fasi della relazione materna possono determinare, nel piccolo, reazioni distruttive che, se ripetute più volte, mettono in funzione un modello di frammentazione dell’essere. I conflitti psicologici inconsci legati alla relazione madre-bambino e alla tematica della dipendenza, si esprimono in bisogni infantili di dipendenza non soddisfatti, per cui si possono attivare una serie di disturbi fisici che interessano l’involucro della psiche: la pelle.
Psicosomatica della relazione madre-bambino
Le funzioni fisiologiche patologiche dei pazienti psicosomatici assomiglierebbero alle risposte fisiologiche della prima infanzia e fanciullezza. Un ambiente particolarmente carente dal punto di vista psicologico e svantaggiato dal punto di vista sociale facilita lo sviluppo di una serie di comportamenti disadattativi legati ai disturbi della regolazione madre-bambino nelle prime fasi dell’esistenza. Il dondolamento, il ruminamento, il mericismo, le dermatiti sono tutte espressioni fisiologiche difensive, l’inverso degli oggetti transizionali, che proteggono il bambino dall’impatto della perdita improvvisa dell’oggetto materno. È come se attraverso questi comportamenti, il bambino compensasse «la perdita delle sensazioni associate alle esperienze corporee precoci vissute con la madre» (Taylor, 1993).
Quindi, solo se le condizioni sono favorevoli, con una madre sufficientemente buona, ma non perfetta quindi, il bambino stabilisce l’unità dell’essere e la continuità dell’esistenza come basi della costituzione dell’Io e della sua forza.
La consapevolezza del Sé del bambino si acquisisce, inoltre, attraverso la personalizzazione, che consiste nel sentire la propria persona nel proprio corpo (handing: manipolare). L’handing è il mezzo attraverso cui il bambino comincia a sentirsi, a concepirsi come qualcosa separato dall’altro, anche se in una maniera non ben ancora definita. L’handing facilita la pelle a divenire il confine tra sé e l’altro, agevolando l’insediamento della psiche nel soma, attraverso le esperienze motorie, sensoriali e funzionali.
Pelle e Sé: corpo e mente
Da questo momento il neonato acquisisce informazioni, apprende e comunica attraverso la pelle; solo se i messaggi tattili ricevuti saranno gratificanti, allora lo sviluppo del bambino proseguirà senza alcuna difficoltà.
Senza una capacità dell’holding e una manipolazione attiva e responsiva è difficile, se non impossibile, l’istituirsi dello stato dell’essere e quindi la conquista del pensare e del sentire.
Sentirsi unito e definito attraverso la pelle permette al bambino di avere un rapporto più intimo con il suo corpo, rafforzando il legame tra psiche e soma, tra corpo e mente.
Dott.ssa Francesca Orlando
Psicologa psicoterapeuta, critica televisiva